Tra le numerose esercitazioni che il Soccorso Speleologico porta a termine come regolare addestramento, ogni anno ve n’è una particolarmente impegnativa per mettere a dura prova il livello altissimo dei tecnici e dell’organizzazione della delegazione del Friuli Venezia Giulia. Questa viene generalmente organizzata in collaborazione con altre delegazioni, molto spesso in territorio montano (Canin). Quest’anno è stato scelto proprio il Papé Satàn come banco di prova per una delle squadre più preparate al mondo in quanto a recupero di ferito in grotta. Nonostante vari imprevisti, l’operazione iniziata venerdì 7 ottobre si è conclusa con successo in meno di 40 ore. Di seguito è riportato l’articolo pubblicato su vari quotidiani e siti web.
SELLA NEVEA (UD) Si è conclusa con successo, poco dopo la mezzanotte di sabato 8 ottobre, l’esercitazione del Soccorso Alpino e Speleologico del FVG iniziata venerdì mattina all’interno della grotta Pape Satàn, ai piedi del Monte Forato, nel Gruppo del Canin.
L’esercitazione ha visto impegnati, nell’arco delle quaranta ore di svolgimento delle operazioni sotterranee, una settantina di uomini tra volontari provenienti dal Friuli Venezia Giulia e da altre regioni, con la partecipazione internazionale di dieci membri del Soccorso Speleologico Sloveno. Alle otto del mattino di venerdì l’elicottero ha scaricato tutti i materiali e una parte degli uomini in prossimità dell’imbocco. L’esercitazione vera e propria è cominciata alle tredici, quando la prima delle tre squadre, composta da quattordici persone, si è calata all’interno della cavità posizionando la barella al fondo della grotta, a 500 metri di profondità. Dopo aver attrezzato il percorso in alcuni tratti della risalita la prima squadra ha ceduto alle tre del mattino il posto ad un secondo gruppo, che ha lavorato fino al mattino seguente. Il terzo team di soccorritori speleologi si è calato all’interno della grotta alle undici di sabato, per dare il cambio alla seconda squadra attorno ai duecento metri di profondità, in corrispondenza di una strozzatura. La strozzatura è il punto più stretto della cavità di Pape Satàn e consiste in un passaggio largo circa venticinque centimetri. In quel punto non tutti gli uomini impegnati sono riusciti a passare e la stessa barella si è dovuta disallestire. In caso di intervento reale in punti molto stretti come questo è infatti previsto l’intervento dei cosiddetti “fochini” e dei demolitori, che con esplosivi e scalpelli devono allargare il foro. Il punto più largo della grotta si trova invece a circa cento metri di profondità ed ha un diametro di circa venti metri. La comunicazione tra interno ed esterno della grotta è avvenuta sia attraverso un cavo telefonico tirato per tutta la lunghezza della grotta – in questo caso circa un chilometro – sia con apparecchi radio trasmittenti, che però hanno una portata ridotta e vengono utilizzati solo all’interno dell’antro tra le squadre di attrezzisti. Le operazioni si sono concluse domenica mattina con il rientro a valle degli uomini e lo sgombero di tutti i materiali da parte dell’elicottero della Protezione Civile. Tecnica, affiatamento e pratica continua sono gli ingredienti che consentono di preparare soccorritori pronti ad intervenire nelle situazioni più difficili in ambiente sotterraneo, come accadde in Germania nel 2014 a Berchtesgaden, a mille metri di profondità, dove le squadre friuli – giuliane hanno avuto una parte importante nel condurre a buon fine un soccorso molto difficile.
Melania Lunazzi