Non avendo trovato in magazzino il canotto per superare indenni le acque gelide della Markov Spodmol, abbiamo optato (Teresa, Luca, Paolo Z., Paolo R. e Maurizio della SAS) per una visita all’inghiottoio di Hoticna nella vicina Slovenia, che in base alle informazioni disponibili presenta livelli significativi di acqua da almeno un paio di anni.
E’ una prima visita per tutti, nessuno infatti l’ha sperimentato in precedenza e questo senso di novità, almeno per noi, alimenta ancora di più il nostro entusiasmo. E del resto si tratta sempre di un -180m con un bel pozzo e qualche passaggio aereo sull’acqua che, sebbene non raggiunga i livelli di un tempo, dovrebbe comunque essere presente in misura sufficiente ad assicurare una doccia o mini tuffo in caso di disattenzione.
Il tempo è splendido sabato 11 gennaio quando ci troviamo a Basovizza e la temperatura non è delle più basse, tuttavia una volta arrivati all’ingresso della grotta, che si caratterizza per una ampia apertura a ridosso di una parete rocciosa posta alla fine del letto di un fiumicciatolo secco che scorre in mezzo al bosco, alcune stalagmiti di ghiaccio ci ricordano che siamo in inverno e che la zona è fredda specialmente durante la notte. Luca, come sempre, incomincia ad armare la discesa e dopo i primi due pendoli affrontiamo un traverso in una breve fessura sospesa sull’acqua: piedi in aderenza su di una parete, spalle appoggiate alla parete opposta e si procede con la speranza di non essere i primi a sperimentare la temperatura dell’acqua. Tutti passiamo indenni… almeno all’andata.
Si prosegue lungo il percorso scavato dall’acqua nel corso del tempo, su roccia levigata quasi a formare uno scivolo naturale che porta, dopo un pozzetto, a un percorso più orizzontale. Lì rinveniamo, impigliata sulla roccia, quel che rimane di un indumento leopardato che, se da una parte ci fa sorridere con il suo essere trash, dall’altro ci fa riflettere sulla quantità di rifiuti che purtroppo sono numerosi in questa parte della cavità.
Giungiamo quindi a un altro bel pozzo di circa 30m la cui discesa è abbellita da una cascatella d’acqua che bagna le nostre tute e rifresca le nostre menti e meno male che ormai l’acqua non scorre più copiosa perchè altrimenti ci saremmo bagnati fino alle ossa. Si giunge quindi alla parte finale della grotta, raggiungibile con l’ultimo saltino grazie a un pendolo di breve ampiezza sopra al laghetto finale.
Breve sosta ristoratrice sulla spiaggetta del fondo e ripartiamo per l’uscita. Si passa di nuovo per la cascatella, ribagnando le tute che nel frattempo si erano asciugate fino a giungere nuovamento al traverso nel meandro con l’acqua sul fondo: si passa tutti… tranne uno che, a causa di una imprevista perdita di aderenza, ha involontariamente saggiato la temperatura dell’acqua andandosi a riempire gli stivali del gelido liquido. Dopo qualche frase di circostanza per minimizzare il fatto di avere i piedi completamente congelati e zuppi, la salita procede tranquilla fino all’uscita dove è il buio della serata d’inverno ad accoglierci e soprattutto il freddo intenso delle notti del Carso sloveno. E infatti il cambio d’abiti avviene alla luce delle frontali e alla velocità di un trasformista considerando che la temperatura si avvicina allo zero termico.
Uscita lunga e freddina in questo week end invernale.
Paolo R.