L’altra domenica, mentre il Carso veniva coperto per l’ennesima volta ormai quest’anno da un notevole strato di neve, Davide e io abbiamo deciso di andare a rifugiarsi al calduccio in qualche bella grotta. L’idea originale era di andare all’Abisso 4 di Gropada, ma siccome le coordinate di questa cavità sul catasto sono sbagliate, non l’abbiamo trovata. Ciononostante, abituati a questo genere di delusioni, non ci siamo persi d’animo:
saliti in macchina già vestiti di tutto punto abbiamo attuato l’immancabile piano B:
la Grotta nell’Orto (73/37 VG). Il rilievo sembra interessante: una parte suborizzontale e poi una serie di pozzetti che portano a -232: onorevole per essere nel Carso triestino. Stavolta il GPS non tradisce e in breve siamo all’ingresso. Dopo un rapido giro per la parte orizzontale ecco che Davide comincia a armare. Deve subito infilarsi in una strettoia alquanto scomoda, e dalle imprecazioni che sento intuisco subito che non è l’unica. Infatti questi pozzetti diventano via via più stretti e malagevoli, tanto che a un certo punto per un attimo confesso di aver quasi sperato che ci finissero gli spit (ne avevamo soltanto 5), così avremmo avuto una scusa valida per tornare indietro. Ma ecco che sento la bella notizia: “Un pozzo largo!!! – grida Davide – Finalmente!”
Rincuorati da ciò proseguiamo, scendendo pozzi sempre più grandi, puliti e ben concrezionati (si vede che quaggiù non ci viene nessuno!) procedendo per quanto possibile su armi naturali, che per fortuna non mancavano.
In breve ci troviamo sopra l’ultimo pozzo, e mentre aspetto che Davide arrivi in fondo sento: “Ehi, Alberto, indovina cosa…”
Al che pensavo di aver intuito: “Scommetto che ti manca un cordino per l’ultimo armo!” – gli grido, rimproverandolo di non esser stato abbastanza parsimonioso nei tratti precedenti.
“No. Peggio! – Mi risponde invece – Non basta la corda. Sono a tre metri dal fondo!”
Non esiste! Escluso che torniamo indietro senza toccare il fondo per un inconveniente così. Ci dobbiamo inventare qualcosa. Ed è qui che sfoderiamo la nostra indole alpinistica, arrampicando in libera gli ultimi metri su roccette marce fino a raggiungere sani e salvi (per stavolta!) la massima profondità.
Ripercorrere il tratto impestato in salita e con i sacchi è stato particolarmente fastidioso, ma dopo un po’ di tempo, parecchia fatica e innumerevoli imprecazioni ne siamo venuti fuori.
Un giudizio su questa cavità: complessivamente l’ho trovata una bella grotta: interessante, varia e relativamente pulita. Insolita perchè il tratto impestato si trova all’inizio e non in fondo, il che probabilmente scoraggia la maggior parte dei visitatori: per questo le concrezioni negli ambienti finali sono particolarmente intatte. Davide invece la pensa diversamente, e la consiglierebbe soltanto al suo peggior nemico! Ma si sa, lui proprio non va d’accordo con le strettoie =)