Trieste è da sempre annotata come la culla della Speleologia. Certo al mondo ci sono svariate aree carsiche, sicuramente più grandi, forse più importanti. Però basta pensare che il nome “carsismo” ha origine da questo nostro piccolo fazzoletto di terra per capire che importanza ha il mondo ipogeo per la nostra città. Eppure, nonostante le circa 3000 cavità disseminate tra la val rosandra e le foci del Timavo ancora oggi quando parlo di speleologia mi chiedono se … vado in grotta Gigante. I corsi di spelelogia che periodicamente vengono organizzati hanno lo scopo di divulgare questa cultura, come anche le iniziative di turismo sotterraneo, le mostre o quant’altro. Questi aspetti, meno eccitanti dell’esplorazione non sono di certo meno importanti per la divulgazione del mondo ipogeo.
Grazie anche all’intraprendenza di una maestra della scuola dell’infanzia Rutteri di Banne è nata così questa iniziativa per far conoscere a dei bambini di soli 5 anni il mondo delle grotte. Un piccolo seme che negli anni si spera germogli infondendo soprattutto quella cultura di protezione del sistema Carso che riveste tanta importanza per la salvaguardia del nostro patrimonio.
L’iniziativa è stata suddivisa in due momenti. La prima giornata, grazie alla collaborazione con la società Adriatica di Spelelogia e al prezioso contributo di Edgardo Mauri si è svolta presso lo Spelelovivarium. La struttura, sita in un rifugio antiareo della guerra, è stata pensata per far conoscere al cittadino non tanto le affascinanti e macroscopiche caratteristiche delle grotte ma tutta la vita che, in maniera molto discreta si cela ad una visione superficiale. Star indiscussa della struttura è il Proteo. Questo, anfibio dal metabolismo lentissimo è estremamente longevo . Descritto per la prima volta nel 1768 da Laurenti ha un habitat che va da Postumia alle bocche di Cattaro; popola altresì le falde che si spingono sotto il nostro carso fino alle foci del Timavo. Caratterizzato dall’essere un vorace predatore ha un colorito rosaceo, assenza di occhi e una lungheza di circa 30 cm. E’ l’unico vertebrato troglobio della fauna Europea e vive esclusivamente nelle acque sotterranee. Ha un unico nemico: l’inquinamento!
Assieme al proteo e ad altri aspetti della flora e fauna sotterranea si è sviluppata questa struttura come complesso scientifico-didattico per far conoscere al pubblico le caratteristiche del Carso Triestino e dalla scienza che le studia. L’esperienza ipogea dei bambini è iniziata con la sperimentazione diretta anche delle caratteristiche fisiche dell’ambiente sotterraneo: assenza di luce, temperatura costante, alta umidità proprie della struttura. Ai bambini come congedo, sono stati consegnati ( virtualmente) degli esemplari di Niphargus, un piccolo crostaceo ipogeo che sempre grazie alla collaborazione dello Spelelovivarium verrà re-introdotto nella Grotta Germoni dal gruppo grotte della nostra Associazione con l’intento di ripopolarne le vasche presenti all’interno.
Nella seconda giornata si è concretizzata l’esperienza con la visita della Grotta Fulvio presso Banne. Bambini ( e maestra) sono stati armati di caschetto e imbragatura e calati in corda lungo il pozzo della cavità per poi poter visitare attraverso salette e cunicoli le bellezze celate all’interno.
Inutile dire l’eccitazione che possono aver provato dei bambini così piccoli nel diventare dei piccoli esploratori ma anche la soddisfazione degli istruttori della Scuola di Spelelogia Cesare Prez per esere riusciti a seminare così tanto e, con un inaspettato successo, indirettamente anche nei genitori che per giorni sono stati sobillati con i racconti della piccola avventura vissuta dai figli. Fabrizio Viezzoli