“Pronto…? Franz?… son el Doc” “Ciao Doc !! Come xè?” “Ben… scolta… el 4 maggio, za che te son qua a Trieste pel corso… ndemo in grotta insieme?” “Sicuro… dove ‘ndemo?” “Andemo alla Medvedjak Jama, in Slovenia” “Fatta!!”. Sono diversi mesi che non mi calo più nelle tenebre, causa trasferimento da Trieste e crescita della famiglia (Matteo e Giulia). Non sarà un meno mille… anzi è solo un pozzo da 35-40 metri, ma con due bellissime gallerie da visitare. Regredisco ad uno stato prepuberale… non sto più nella pelle e già qualche giorno prima della data programmata comincio a controllare l’attrezzatura, a caricar le batterie e a preparare il sacco. Mia moglie sorride, con sguardo quasi rassegnato, ma capisce. Tutto pronto. “Doc, passo mi da ti a Opicina e ‘ndemo via diretti” … “Ottimo”. Aiutàti dal gps troviamo rapidamente l’ingresso. Armo io e scendiamo rapidi sul fondo del pozzo: bellissimo, scampana quasi subito per diventare ampio e molto aereo. Mi raggiunge anche il doc e iniziamo la visita alla cavità. Allietati ad ogni passo dal liquido sfrigolare del fondo fangoso… raggiungiamo la sala finale della prima e più lunga galleria suborizzontale che porta a quota -129. Il percorso è riccamente concrezionato, con splendide colate calcitiche a medusa, intervallate da colonne sottili e slanciate. Alcune colate sembrano volti mostruosi e ci fanno sorridere. Simpatico, anche se tecnicamente semplice, il passaggio stretto che porta, attraverso una galleria concrezionatissima, all’ultima ampia sala. Ritorniamo alla base del pozzo per esplorare il ramo opposto e subito il fondo diventa meno sonoro: potremmo muoverci più veloci ma la vista che si propone ci fa procedere piuttosto piano. Stalattiti, stalagmiiti, cannucce, eccentriche… dovunque mettiamo il fascio di luce troviamo un ricamo che la natura ha voluto donare al mondo sotterraneo e, quindi, a noi speleo (questi pazzi scellerati che fanno ste robe pericolose, come dice la gente, … che dopo se ve fe mal i devi vegnir a ciorve anche… vabbè). Dopo aver accontentato lo stomaco con il consueto panino (ci voleva), rimiriamo ancora per un po’ gli splendori ipogei e, a mal in cuore, ci riportiamo alla base del pozzo. “Franz, disarma ti, oggi fazzo el turista”. Rido e scuoto la testa. In poco tempo siamo di nuovo fuori; il sole è alto e la giornata è fantastica. Ci sediamo lì nel bosco per qualche istante, una stretta di mano ed uno sguardo d’intesa. Non era un abisso mostruoso, però era bello davvero: ci voleva dopo tanto tempo. Spero davvero di poter ripetere l’esperienza entro breve. Torniamo in pochi minuti alla macchina ed alla realtà. Si cammina canticchiando siam DUE piccoli porcellin… . Chissà che la prossima volta possiamo cantarla in versione originale (ogni riferimento a persone è assolutamente voluto). Un saluto a tutti gli speleo del GGAXXXO dalla pedemontana pordenonese!!
Franz