di Lorenzo “Ohm” Baldini
Sono passati ormai molti anni dall’ultima volta che i miei occhiali si sono appannati a causa della stanchezza ipogea, forse troppi. Ma dopo il trauma de “Speremo de no incugnarse” è stato difficile trovare l’audacia di rimettermi alla prova. Negli ultimi mesi, tuttavia, ricordando la bellezza del sottosuolo, si è riacceso in me l’ardore. Conscio del rischio di una ri-caduta, ho chiesto all’amico Kraft – presente in quella sventurata Ponor Polne Lune (Nova Gorica) – di guidarmi in questa “riabilitazione ipogea”.
Rispolvero il casco e carico la lampada, poi si parte alla volta della Mačkovica Jama (Laze – Planina), scelta dal buon Kraft.
“Non servono corde e imbraghi ed è abbastanza grande da non incastrarsi: ottima per ricominciare” Mi garantisce lui.
L’ingresso, molto ampio, inizia subito con una discesa larga e ripida. La scelta di portare delle scarpe da sub invece dei classici stivali in gomma si rivela molto sciocca: non fanno che rendere tutto più scivoloso. Nonostante questo, il fresco ipogeo è un piacevole sollievo da queste calde giornate estive.
Raggiungiamo la prima saletta, dove Kraft mi sfida a trovare da solo la strada. Mi guardo intorno e proseguo a intuito: per logica, mi verrebbe da seguire il minuscolo ruscello che scorre a destra. Niente da fare, ben presto l’acqua scompare in un imbuto di fango, la prosecuzione sicuramente non è da questa parte. Come unico indizio, Kraft mi suggerisce di cercare una corda. Dopo un bel tratto da percorrere a carponi e una facile arrampicata su per una frana, ecco che mi imbatto in un vecchio “canapone” che pendola da una strettoia verticale e senza appigli.
“Dobbiamo veramente andare di là…?”
Kraft sorride per le imprecazioni che gli mando e si giustifica: “Ti dovevo pur mettere alla prova in qualche modo, no?”
Accetto la sfida e, tenendomi tra roccia e roccia con ginocchia e schiena, tento di salire le pareti lisce. Mi giro e mi rivolto tentando di trovare una posizione utile a spingermi oltre l’ostacolo. Certo, mi aiuto con la corda, ma tra la “ruggine” tecnica e il mio fisico massiccio la situazione diviene difficile. Se a questo aggiungiamo pure la paura di scivolare di schiena e ritrovarmi il ginocchio in bocca… ecco che torna quel pizzico di panico di restare incastrato. Respiro a fondo e mi sposto, mi rigiro e provo altrimenti; cerco di restare tranquillo e rifletto. Kraft mi osserva silenzioso. Finalmente, dopo lunghi minuti riesco a tirarmi su con uno sforzo fisico e mentale non trascurabile: un bel “vaffa…” liberatorio e mi stendo a riprendere fiato. Kraft mi raggiunge in pochi secondi: giusto in tempo per il secondo “vaffa…”.
Saliamo ancora, costeggiamo il fianco di una breve spaccatura e, scavalcata una colata… buio pesto! Aumento la potenza della lampada di profondità e a mala pena scorgo il fianco opposto di un’enorme galleria. Scendiamo e ne visitiamo prima il breve ramo a destra, poi proseguiamo verso sinistra, costeggiando il lato più basso. La galleria gira verso destra e, in corrispondenza di una colata simile ad una cattedrale, discende ripida per qualche metro. Lo spettacolo in quello spazio enorme e concrezionato è più maestoso di quanto abbia mai visto.
Dal fondo fangoso risaliamo tenendo ancora la destra e ci arrampichiamo sul fianco della galleria. Un laminatoio attira la mia attenzione e ci striscio dentro fin dove la pancia me lo permette. Il fatto di riuscire a gestire bene questa strettoia mi riempie di una tale soddisfazione che quasi quasi mi dispiace che la grotta non prosegua oltre da qui.
Mi fermo a osservare un’ultima volta l’immenso spazio appena visitato: ovunque mi giri ci sono rocce dalle molteplici forme, vecchie di milioni di anni. Basta spostarsi di qualche metro per trovare prospettive sempre diverse, in un gioco cangiante di luci e ombre.
La temuta strettoia con la corda, tanto difficile in risalita, al ritorno è un gioco da ragazzi, potendola affrontare come una specie di scivolo.
Sono contento di aver trovato le forze di tornare a esplorare le meraviglie del mondo sotterraneo! Ringrazio Kraft per la pazienza e aspetto con ansia la prossima uscita.