Antonio… estasiato
E’ con queste parole che uno dei nostri amici del Cai di Cagliari descrive questa fantastica grotta nel nuorese ed e’ con questa presentazione che approfittando di una vacanza in terra sarda accettiamo ben volentieri l’invito ad esplorarla. Il ritrovamento della cavita’ risale a gennaio di quest’anno durante una delle battute di zona invernali dove, complice la differenza di temperatura tra l’esterno e le grotte, le stesse respirano con un soffio caldo di vapore per cui risulta piu’ facile l’individuazione degli ingressi. La zona e’ il Supramonte Sardo e piu’ precisamente il versante sinistro (orografico) del rio Flumineddu appartenente al territorio di Orgosolo cittadina ai piu’ nota per i murales che qua e la ne adornano i muri delle case. Questo territorio si estende per oltre 3.360 HA, la superficie è profondamente modellata dal processo carsico. Percorrendolo si capisce la sua natura selvatica e quasi incontaminata, dove l’antropizzazione si riduce a qualche carrareccia. Si incontrano profonde gole, grotte, gli spettacolari tacchi calcarei di Monte san giovanni (1316 MT ) e Monte Fumai. Si incontrano doline, la più importante delle quali, quella di “SU SIELHONE”, ha un diametro di 500 MT, pareti in verticale di circa 150 MT e che nel 1989 è stata dichiarata “Monumento Naturale” dalla Regione Sardegna. Nel versante orientale, lungo il percorso del rio Flumineddu, i calcarei finiscono bruscamente in un canyon lungo 22 km. Nella parte finale ha origine la Gola di
GORROPPU, una delle più grandi d’Europa, che ha al suo interno pareti in verticale alte 400 MT. Nel Supramonte di Orgosolo esiste ancora uno degli ultimi lembi di “Foresta Primaria” presenti in Europa e anche per questo presenta una particolare ricchezza dal punto di vista floristico; infatti oltre a piante arboree spontanee quali Leccio, Tasso, Fillirea, Ginepro, Agrifoglio, esso risulta particolarmente ricco di piante arbustive ed erbacee tra cui alcune risultano essere endemiche. Tra queste ricordiamo il Ribes mulriflorum, l’Ephedra nebrodensis, il Thimus herba barona, il Buplerum fruticosum, l’Elicrisium microphillum, il Prunus prostata, la Peonia mascula, l’Alissum Tavolarae, la Ramnhus alpina, l’Aquilegia barbaricina, il Cerastium supramontanum. Per quanto riguarda la fauna vi è la presenza del muflone, del cinghiale, della martora, del gatto selvatico e del ghiro sardo. Le pareti rocciose risultano essere l’habitat ideale di numerosi rapaci, tra cui l’aquila reale, l’astore, lo sparviero, il falco pellegrino, il gheppio, la poiana. Per quanto riguarda la geologia della zona siamo in prevalenza di dolomia che ogni tanto, specie negli strati più profondi, si alterna con qualche blocco di calcare.
La cavità di Sulidu ‘e Arzane si sviluppa in un blocco di calcare fin dagli strati più esterni. La grotta è impostata su una diaclasi che dagli strati più profondi affiora fino alla superficie. L’andamento della grotta segue sempre questa grossa diaclasi che come spesso accade a queste formazioni, ha avuto una serie di crolli e successivi concrezionamenti che hanno dato origine a diversi ambienti. La grotta ha quindi un andamento obliquo/verticale e scende fino a circa un centinaio di metri attraverso une serie di terrazzamenti, come una montagna cinese. Ricchissimi e particolari sono le concrezioni con forme e colori che ben raramente si ha l’occasione di ammirare specie con questa qualita’, purezza e concentrazione.
Fabrizio Viezzoli